Museo del Vetro

Museo del Vetro

UNA GRANDE STORIA. IL VETRO DI MURANO

Il nuovo percorso di visita

 

L’ingresso di forte impatto è sul sontuoso salone centrale, o portego, con l’affresco allegorico del soffitto, realizzato da Francesco Zugno, restaurato per l’occasione. Il grande ambiente è statointitolato agli antichi Maestri muranesi, spesso anonimi, ed è espressione della produzione vetraria dal Trecento a tutto il Seicento: la golden age del vetro di Murano.

Furono quelli gli anni in cui l’abilità delle fornaci veneziane raggiunse fama in tutta Europa grazie alle innovazioni tecnologiche e di lavorazione: anni in cui a Venezia Angelo Barovier ottenne una sostanza pura chiamata “cristallo”; in cui fu introdotta la decorazione graffita a punta di diamante (intaglio) e vennero inventati il “vetro ghiaccio”, la lavorazione a filigrana, la tecnica a “mezza stampatura”. Tantissime sono le opere eccezionali qui esposte, i manufatti con stemmi dogali o papali, creazioni famose come il cesendello decorato a embrici e oro – caratteristica lampada pensile foggiata su modelli orientali – e pezzi unici quale la celeberrima Coppa Barovier, databile tra il 1470 e il 1480, uno dei vetri più antichi al mondo tra quelli decorati a smalti policromi fusibili.

Dal salone, prima di proseguire verso i manufatti del XVIII secolo, si può accedere a una sorta di “antro”, una parentesi dedicata ai vetri d’epoca romana, presi a modello dai vetrai muranesi all’avvio della produzione isolana e capaci di ispirare designer e artisti ancora nel Novecento. Nella sala dedicata a “Le origini”, nicchie illuminate dall’interno rivelano – come dalle profondità della terra – gli antichi vetri rinvenuti negli scavi e nelle necropoli di Enona, Asseria e Zara, mentre lungo le pareti sono allineate antichissime olle funerarie.

Seguono le mode e la creatività del Settecento, con il complesso Trionfo appartenuto alla famiglia Morosini, gli originalissimi fixés sous verre, che presentano scene d’ambiente veneziano alla maniera di Pietro Longhi, e alcuni notevoli specchi muranesi: una vera eccellenza della produzione dell’isola, ambita quanto inimitabile all’estero, richiedendo per le creazioni più imponenti il lavoro di ben cinque maestri.

La sala dedicata al “Gusto della mimesi” tra Sette e Ottocento, con i soffiati in calcedonio, i famosi lattimi e la “stravagante” e “fallace” avventurina, segna il ritorno al vetro non trasparente; mentre nelsoppalco, che inaspettato si affaccia sul volume delle Conterie grazie a una grande vetrata, non poteva mancare un focus sulle perle veneziane e le murrine. Si possono ammirare qui le murrine Franchini, le già citate conterie, ma anche le perle a lume e i campionari di fine XIX secolo: una collezione importantissima e mai inserita prima d’ora nel percorso museale.

Il periodo “buio” del vetro a Murano è rievocato attraverso vetri, arredi e dipinti che richiamano il gusto mitteleuropeo d’inizio Ottocento e il dilagare in laguna di manufatti boemi, favorito dall’imposizione da parte del governo asburgico di dazi sulle importazioni di materie prime e sulle esportazione delle produzioni locali.

TRA OTTO E NOVECENTO, FINALMENTE, LA “RINASCITA”

Tra i protagonisti, Pietro Bigaglia che riprende la produzione a filigrana, e Antonio Salviati che nel 1866 dà vita a una fornace di soffiati a Murano presentando, l’anno successivo all’Esposizione universale di Parigi, più di cinquecento tipi diversi di vetri.

Infine il XX secolo, con le creazioni geniali di Vittorio Zecchin, Archimede Seguso, Alfredo Barbini, Carlo Scarpa, Napoleone Martinuzzi – di cui il Museo espone anche un nucleo di opere degli anni Venti ricevute in donazione – e di tanti altri artisti che, assieme a straordinari maestri vetrai capaci di plasmare la materia, hanno aperto la strada alla modernità.

Prima di lasciare il Museo, di nuovo al piano terra, ecco infine una “finestra” sul design moderno e contemporaneo in una sala intitolata a Marie Angliviel de la Beaumelle, poi Brandolini: la creatrice dei famosi goti, recentemente scomparsa, che la Fondazione Musei Civici di Venezia vuole ricordare in quanto esempio di artista non italiana che ha trovato nel vetro di Murano il suo mezzo espressivo contribuendo alla sua rinomanza internazionale.

Qui, grazie all’allestimento volutamente flessibile, potranno essere esposte opere della collezionedel Museo attualmente conservate nei depositi, esibiti lavori di giovani artisti, ospitate selezioni delle più significative produzioni attuali dell’isola. Perché il Museo del Vetro, soprattutto ora, con l’atteso ampliamento degli spazi, mira a mantenere vivo il rapporto con la realtà vetraria muranese, con i suoi protagonisti, le loro creazioni, i successi e i momenti di crisi, proponendosi – secondo la volontà dell’abate Vincenzo Zanetti che lo istituì – quale stimolo e punto di riferimento per maestri vetrai e aziendememoria storicadocumentazione di un universo misterioso e affascinante per quanti si avvicinano a esso per la prima volta, ambasciatore nel mondo di un’arte unica e preziosa. Le collaborazioni internazionali, le grandi mostre temporanee, i progetti e i concorsi serviranno anche a questo per un museo che sempre più proporrà suggestive relazioni e dialoghi con l’insieme delle collezioni della Fondazione Musei Civici di Venezia: pittura, scultura, arredi, costumi, materiali d’archivio.

Già con la riapertura, nel giardino del Museo si potrà ammirare una gigantesca scultura di Pietro ConsagraMuraglia Rosso Verona e Nero Atlantide datata 1977 (marmo, 330 x 280 x 56 cm), appartenente alla collezione Walter Fontana e concessa in deposito a lungo termine alla Fondazione. Un’opera che in questo luogo, accanto al muro delle ex Conterie, assume una straordinaria forza espressiva.