Protagonisti di questo periodo sono maestri e imprenditori che a Murano reagiscono alla crisi, attuando diverse strategie.
Da un lato lavorano su ordinazione per gli antiquari riproducendo modelli classici, dall’altro riescono a recuperare i segreti di alcuni tipi di vetri preziosi ma difficili e perciò caduti in disuso. Abbiamo già visto, al riguardo, la ricerca attuata in questo periodo da Lorenzo Radi sul calcedonio e da Vincenzo Moretti sul murrino.
Anche la lavorazione a filigrana viene riscoperta a opera del perlaio Domenico Bussolin, seguito da Pietro Bigaglia – che aveva già riportato in vita l’avventurina e la inserisce talvolta nelle vivaci policromie delle sue filigrane a canne sottili –, e da Lorenzo Graziati.
I loro lavori, di straordinaria qualità e accuratezza tecnica, hanno forme sobrie e lineari, coerenti con il gusto Biedermeier in voga a metà Ottocento. Sarà però dagli anni ’60 che i maestri muranesi andranno via via cimentandosi in lavori sempre più complessi, che attesteranno la loro ritrovata, incredibile abilità, in particolare nei lavori realizzati per due nuove fornaci, la F.lli Toso, specializzata in vetri a uso antico e la Salviati & C., capace di rivolgersi al mercato estero, soprattutto inglese, e di portare alle esposizioni mondiali i vetri più belli, leggeri, colorati e virtuosistici mai apparsi sul mercato, ottenendo un successo senza precedenti.
Negli stessi anni apre il nostro museo, instaurando da subito una fruttuosa collaborazione con le fornaci e allestendo nei suoi spazi una scuola a supporto delle loro attività. Murano, dopo quasi un secolo di oblio, torna così al centro della produzione artistica vetraria.
A fine Ottocento, però, i suoi modelli, pur di pregevolissima fattura, sono ancora stilisticamente rivolti al passato, mentre in tutta Europa ormai s’impone l’Art Nouveau. Nel 1895, a una mostra vetraria organizzata in concomitanza con la prima Biennale, solo la straordinaria coppa con stelo a spirale degli Artisti Barovier rappresenta una significativa apertura alla modernità.