Museo del Vetro

Museo del Vetro

NOVANTESIMO VENINI 1921-2011

Percorso

1921 – 1930. Cappellin Venini & C.: così il nome Venini compare per la prima volta a Murano. E’ il 1921, quando due personaggi straordinari entrano nel mondo delle vetrerie muranesi; sono l’antiquario veneziano Giacomo Cappellin e Paolo Venini, un avvocato milanese con una lontana tradizione familiare nella lavorazione del vetro. Nasce da qui l’azienda che più di tutte è destinata a cambiare la storia del vetro d’arte. Alla direzione artistica troviamo il pittore Vittorio Zecchin, già conosciuto nell’ambiente vetrario muranese. La sua produzione si discosta molto rispetto alle tendenze dominanti in quegli anni, fatte di sfarzo e decorazioni superflue. Egli, infatti, adotta uno stile pulito, caratterizzato da forme semplici e colori tenui, ispirato ai grandi Maestri del ’400 e del ‘500. È questo il caso del celebre “Veronese” – disegnato nel 1921 e divenuto poi simbolo dell’azienda, tratto dall’”Annunciazione” di Paolo Veronese, conservata alle Gallerie dell’Accademia di Venezia. Già nel 1922 le prime opere prodotte da Venini sono esposte alla Biennale di Venezia e riscuotono un gran successo di pubblico e critica, successo che seguirà anche l’anno successivo alla I Esposizione Internazionale di Arti Decorative di Monza. Nel 1925 la società viene divisa e nasce la V.S.M. (Vetri Soffiati Muranesi) Venini & C., sotto la direzione artistica dello scultore Napoleone Martinuzzi, grande conoscitore del vetro d’arte: era, infatti, direttore del Museo Vetrario di Murano. Egli introduce nuove idee e nuove tecniche tra cui ricordiamo, nel 1928, il vetro “pulegoso” caratterizzato dall’inclusione d’innumerevoli bollicine d’aria. Con questa tecnica viene prodotta una serie di grandi vasi, esposta alla Biennale dello stesso anno, di grande impatto sulla critica, tanto che la rivista ”Domus” le dedica addirittura una copertina. In occasione di varie fiere e mostre vengono inoltre realizzate, sempre in vetro “pulegoso”, una serie di piante grasse e di alberi in fiore: uno di questi è ancora oggi esposto alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano.

1931 – 1940. A partire dagli anni ’30 Paolo Venini, dopo aver acquisito una totale padronanza della materia, assume un ruolo sempre più attivo nella direzione artistica della società da lui fondata e avvia una collaborazione con i più importanti artisti, designer e architetti dell’epoca. Tra questi ricordiamo Buzzi (divenuto direttore artistico dopo Martinuzzi), Scarpa, Lancia e Pulitzer. Egli inoltre allarga il campo d’azione dell’azienda, portandola a realizzare opere di illuminazione monumentale sia pubblica, sia privata.
Tra il 1932 e il 1933 vengono presentate le nuove collezioni alga e laguna, vetri incamiciati impreziositi da polvere d’oro e caratterizzati da colorazioni tenui come il verde e il rosa pastello. Nel 1935 Paolo Venini si avvale di un’altra collaborazione importante, quella con la ceramista svedese Tyra Lundgren, che realizza con Venini una serie di animali – prevalentemente uccelli e pesci – che permette all’azienda di allargare ancora di più il suo mercato. L’anno successivo i bicchieri Venini compaiono sulle tavole di tutte le ambasciate italiane nel mondo. La serie, denominata appunto “Ambasciata”, è ancora prodotta in esclusiva per le sedi italiane all’estero. Altre novità importanti di fine decennio sono le creazioni di Carlo Scarpa, in particolare i “Sommersi” ed i “Corrosi”. I primi, ideati ed esposti per la prima volta nel 1934 alla XIX Biennale di Venezia, sono dei pesanti vasi caratterizzati dalla sovrapposizione di più strati di vetro colorato o trasparente che creano effetti ottici legati alla diffrazione della luce. I secondi invece, prodotti ed esposti per la prima volta nel 1936 alla XX Biennale di Venezia, sono caratterizzati da una superficie irregolare dovuta all’applicazione di acido fluoridrico impastato con segatura. Ma la vera rivoluzione creativa apportata da Scarpa ha luogo qualche anno più tardi, nel 1940, quando, alla Biennale di Venezia e alla Triennale di Milano, Venini presenta alcune nuove collezioni che si discostano parecchio rispetto alla produzione precedente. Sono I “tessuti”, i “battuti”, i “granulati” e le nuove “murrine”.

1941 – 1950. Questo decennio è particolarmente difficile per tutto il paese, in quanto le industrie esitano nel cercare di rinnovare la produzione per ritornare a oggetti dalle forme più classiche, ma di sicuro successo dal punto di vista economico e commerciale. Venini cerca comunque di portare avanti la produzione con lo spirito di innovazione e ricerca che l’aveva fino ad allora contraddistinta. Così, durante gli anni della II Guerra Mondiale, le collezioni Venini alla Biennale sono le uniche piene di forme e colori nuovi. Tra queste spiccano ancora una volta le opere di Carlo Scarpa, che però termina la collaborazione con Venini nel 1947 per dedicarsi a tempo pieno alla professione di architetto. Nel 1946 inizia un’altra collaborazione storica per la Venini, quella con l’Architetto Gio Ponti, che crea alcune nuove proposte di illuminazione per la casa, tra cui il famoso lampadario policromo. Nel 1948 spiccano invece, alla Biennale di Venezia, alcune creazioni di un giovane pittore padovano: Fulvio Bianconi. Tra queste le dodici figure della Commedia dell’Arte, completamente realizzate a mano. In quel periodo (1948/50) Fulvio Bianconi disegna un oggetto che diventerà un simbolo per la Venini: il “Fazzoletto”. Si dice che egli volesse ricreare in vetro “le gonne delle signore” e che poi il pezzo, una volta capovolto sia diventato un “fazzoletto”. Il pezzo è da allora entrato a far parte della collezione permanente del MoMA di New York.

1950 – 1961. All’inizio degli anni ’50 prende il via una serie di grandi mostre in Europa e per la prima volta Venini entra nei musei. Nel 1951, alla Triennale di Milano, è in scena una vera e propria rivoluzione creativa, quella del pittore padovano Fulvio Bianconi, che presenta una serie di oggetti destinati a segnare per sempre la produzione del vetro artistico. Questi sono i vasi “pezzati”, “a fasce” e “a inclusioni”, caratterizzati tutti da un uso del vetro mai visto prima a Murano. Bianconi è da sempre noto come colui che ha portato il colore nel vetro. Negli stessi anni Paolo Venini presenta alcune delle sue creazioni, caratterizzate dall’uso delle tecniche a filigrana e zanfirico. Continua nel frattempo la collaborazione con artisti e designer di fama internazionale e nel 1952 è la volta del fashion designer americano Ken Scott, che disegna per Venini una collezione di colorati pesci, presentati a New York. Nello stesso anno la Venini è presente alla Biennale di Venezia, con una mostra retrospettiva delle sue creazioni, non trascurando però l’occasione per presentare anche nuovi prodotti. Paolo Venini sviluppa inoltre una collaborazione con alcuni tra i più grandi architetti nel campo delle vetrate e dell’illuminazione. Fra le opere più famose spiccano la serie di lampadari realizzati per la nuova sede dell’Olivetti a New York e le grandi vetrate policrome del palazzo della General Motors – Solidarity House – a Detroit, realizzate nel 1957 dall’Architetto Oscar Stonorov. Purtroppo questo decennio è segnato anche da una grave perdita. Infatti, il 22 luglio 1959, Paolo Venini muore a Venezia e la direzione passa al genero Ludovico Diaz de Santillana, che collaborava già da tempo in azienda.

1961-1970. Dopo la morte di Paolo Venini, la famiglia De Santillana cerca di mantenerne vivi gli ideali. La gestione perciò continua con la stessa filosofia del fondatore. Ludovico è coadiuvato da un team di giovani designer per quanto riguarda la direzione artistica. Tra questi c’è anche Tobia Scarpa, figlio di Carlo, che si occupa della ricerca riguardo l’utilizzo del vetro in campo architettonico. Egli è, tra l’altro, anche il creatore di una famosa serie a murrine denominata “Occhi”. Continua intanto la serie di mostre a cui Venini prende parte: a “Italia 61” viene esposto il grande lampadario/scultura di Carlo Scarpa formato da elementi poliedrici componibili. Gli anni ’60 sono caratterizzati, come del resto anche i decenni precedenti, da innumerevoli collaborazioni con designer, architetti e artisti internazionali. Tra questi spiccano i nomi di Thomas Stearns, Toni Zuccheri e Tapio Wirkkala. I tre autori creano degli oggetti che riscuotono molto successo. Possiamo ricordare in particolare il “Cappello del Doge” di Stearns assieme a numerose opere di illuminazione; il “Bestiario” di Zuccheri, celebre serie prodotta ancora oggi e costituita da numerosi animali in vetro dalle particolarissime lavorazioni con inserti in bronzo; la serie “Bolle” di Tapio Wirkkala – designer finlandese – ancora oggi prodotta e venduta, realizzata con la difficile tecnica dell’incalmo, in cui le due parti dell’oggetto vengono realizzate separatamente e poi unite a caldo. In questi anni artisti del calibro di Dale Chihuly, Richard Marquis e James Carpenter approdano alla Venini come stagisti.

1971-1980. Il decennio degli anni ’70 è particolarmente complicato per l’azienda, in quanto nel 1972 un grave incendio colpisce la fabbrica e ne distrugge completamente gli uffici, portando via anche una parte dei prototipi e dell’archivio storico, composto da disegni e foto d’epoca. Negli anni successivi quindi le risorse dell’azienda vengono impiegate quasi del tutto per la ricostruzione dei locali. In questi anni inizia ad occuparsi della progettazione la figlia di Ludovico Diaz de Santillana, Laura, autrice di molte opere, tra cui il piatto “Mimosa”, la serie di piatti “4 stagioni” e il vaso “Klee”. Un’altra coppia di designer è protagonista della fine di questo decennio, sono i finlandesi Owe Thorssen e Brigitta Karlsson con la serie “Merletti”, “Primavera” e “Opulus”.

1981-1990. Il decennio degli anni ’80 è molto importante per l’azienda per molteplici motivi. A livello culturale Venini inizia una collaborazione con lo Smithsonian Institute che porta il nome Venini in tutto il mondo grazie ad un progetto di mostre itineranti. Grandi cambiamenti si registrano anche ai vertici dell’azienda. Nel 1985 infatti, la famiglia Venini – De Santillana cede la proprietà della Venini alle famiglie Gardini e Ferruzzi. Fin da subito la nuova proprietà cerca di mantenere la continuità con il passato instaurando collaborazioni con alcuni dei più quotati architetti del momento. Uno dei protagonisti di questi anni a livello produttivo è sicuramente Alessandro Mendini, quotato architetto di fama internazionale, che da subito si contraddistingue per i colori sgargianti e per le forme particolari. Uno dei suoi primi progetti per l’azienda è la serie “Arsos”, seguita poi da “Arado” e da una bellissima serie di lampade denominata “Galassia”. Altro grande nome degli anni ’80 è Timo Sarpaneva, designer finlandese che crea per Venini il vaso “Kelo”, prodotto in diverse varianti di colore opalino.

1991-2000. Il decennio degli anni ’90 vede come protagonisti artisti, architetti e designer come Ettore Sottsass, Gae Aulenti, Paolo Deganello, Vico Magistretti, Alessandro Mendini , Ettore Sottsass , Mario Bellini, Paolo Portoghesi, Cini Boeri, Bruno Gecchellin e Marco Zanini. Ognuno di essi lascia un segno in azienda, a cominciare dal grande Ettore Sottsass, che crea dei vasi/sculture perfettamente nel suo stile, fatto di forme geometriche e colori forti. Molte delle sue collezioni sono state prodotte in edizioni limitate o esemplari unici. Nel 1993 venini torna finalmente alla Biennale di Venezia, dopo anni di assenza, con una scultura di Ben Jakober e Yannick Vu: “Il Cavallo di Leonardo”, prodotto soffiando il vetro all’interno di un telaio metallico raffigurante la testa di un cavallo. Nel 1995, dopo la morte di Raul Gardini (avvenuta nel 1993), la famiglia acquisisce la quota azionaria dell’80% della società e instaura una collaborazione con la Royal Copenaghen, per la distribuzione commerciale all’estero. Nel 1996 Venini celebra il suo 75° anniversario rieditando delle opere celebri in edizioni limitata. Alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia è ospitata una mostra che ripercorre i 75 anni di attività della Venini. Nel 1997 Versace e Venini iniziano una collaborazione, nasce la “V.V.V.”: Venini Versace Vasi. I pezzi di questa collezione sono disegnati da Gianni Versace in persona. A partire da gennaio 1998 la Società Venini S.p.A. viene acquistata dal gruppo Royal Sacndinavia che già detiene altri marchi prestigiosi quali: Royal Copenhagen , Georg Jensen , Orrefors – Kosta Boda , Boda Nova.

2001-2010. Nel 2001 la società Venini S.p.A. viene acquistata dal gruppo Italian Luxury Industries, gruppo italiano facente capo agli imprenditori Giancarlo e Gabriella Cimento e Giuliano e Guglielmo Tabacchi e detentore dei marchi di gioielleria Barakà e Koésia. La nuova proprietà riprende l’ideale testimone dell’identità aziendale, costituito da progettualità, innovazione, sperimentazione e ricerca. L’ultimo decennio in ordine cronologico è uno dei più ricchi di avvenimenti, collaborazioni, progetti ed eventi culturali.
Nel 2002 presso la Fondation Cartier pour l’Art Contemporain ha luogo la mostra “Fragilisme di Alessandro Mendini”, il simbolo dell’evento è la scultura di Venini “Guerrier de Verre” disegnata da Alessandro Mendini e prodotta in edizione limitata, anche in una versione con oro e diamanti. Sempre nello stesso anno Flavio Albanese, architetto vicentino di fama internazionale, progetta per Venini il modulo espositivo “Syntesis” esposto a Firenze durante Pitti Casa e a Roma nella sala transiti dell’Aeroporto Cristoforo Colombo di Fiumicino; mentre per il Museo Correr a Venezia, Giorgio Vigna, architetto milanese attivo anche nel design del gioiello, realizza una collezione di sculture in pezzi unici in una interessante combinazione di vetro soffiato e metalli preziosi: “Fuochi d’Acqua”. Ancora nel 2002 viene presentato un nuovo libro “Fuoco Sabbia Mani” sulla Fornace di Venini fotografata da Gabriele Basilico con testi di Alda Merini. Anche il 2003 è un anno ricco di nuove produzioni e collaborazioni. Infatti per il Salone Euroluce di Milano Mimmo Rotella e Sandro Chia realizzano nuove sculture luminose, rispettivamente il “Sasso” e i “Mappamondi”. Il salone vede però protagonisti anche alcuni grandi lampadari a 32 luci rieditati dall’archivio storico. Inoltre, un’importante collezione firmata da Monica Guggisberg e Philip Baldwin “Circo di Lune” in vetro soffiato e struttura in metallo di Marzorati & Ronchetti è presentata a Milano presso lo showroom Venini. Nel 2003 l’azienda inizia la sperimentazione dell’uso del vetro anche in altri settori, come quello dell’arredamento e del gioiello: nasce la collezione di mobili “Spazio” disegnata da Rodolfo Dordoni e di gioielli in vetro e oro disegnati da Cenzi e Ranucci Design e Giorgio Vigna. Il progetto dei gioielli viene poi continuato nel 2004 da Ettore Sottsass, che crea delle collezioni in oro e vetro molto colorate. Nello stesso anno molti artisti e designer iniziano la loro collaborazione con Venini, si tratta di Emmanuel Babled, che presenta la collezione di opere uniche “Toys” alla Fondazione Bevilacqua la Masa e al Centro Culturale Francese di Milano; Claudio Silvestrin, che disegna invece la collezione di vasi “Le Sabbie”; Pierre Charpin, che disegna il vaso “Triplo”, selezionato per il Compasso d’Oro; e i giovani designer Elena Cutolo e Gabriele Magro, che disegnano nuove serie di vasi. Nel 2005 iniziano la loro collaborazione con l’azienda anche i fratelli Campana – celebri designer di fama internazionale – creando una collezione di sculture chiamata “Campane di Campana”, esposta presso la galleria Moss di New York. Alessandro Mendini disegna invece la scultura “Giotto” che sarà il simbolo della Mostra sul Design Italiano ad Atene. Nello stesso anno molti autori già attivi in termini di design presso Venini, presentano nuove collezioni. Tra questi: Monica Guggisberg e Philip Baldwin, Cenzi e Ranucci, Ettore Sottsass, Gabriele Magro ed Emmanuel Babled. Il 2006 è un anno molto significativo per Venini, che celebra il suo 85° anniversario e contemporaneamente il centenario della nascita di Carlo Scarpa rieditando alcune edizioni del passato in serie limitata. È per questa occasione che Alessandro Mendini scrive una sua riflessione sul valore e il significato di Venini nel mondo dell’arte. Ritorna a disegnare per Venini anche Toni Zuccheri proponendo nuove ricerche, che si concretizzeranno nell’anno successivo,in una serie di grandi vasi in vetro trasparente con l’inclusione di metalli: i “Grovigli”. Nel 2007 Venini crea con l’artista Luca Pancrazzi una collezione di opere uniche, i “Sacchetti”, esposte alla Biennale d’Arte di Mosca e, assieme all’artista finlandese Maaria Wirkkala (figlia di Tapio), realizza un particolare allestimento per il Padiglione Finlandese della 52° Biennale d’Arte a Venezia, con vetri Venini. L’anno successivo, in concomitanza con il Salone del Mobile di aprile, riapre al pubblico, dopo un accurato restauro, lo spazio di Milano in via Monte Napoleone 9. Il progetto è dell’Architetto Alberto Biagetti. Per quest’occasione Alessandro Mendini disegna la scultura “ Il Cavallino di Venini “, prodotto in edizione limitata. Venini in occasione del G8 del 2008 espone alla mostra “L’Arte del saper far bene Italiano” alla Scuola della Guardia di Finanza di Coppito – Aquila – e a Villa Reale a Monza. Oggetti Venini sono esposti anche alla Collezione Farnesina Design presso il Ministero degli Affari Esteri a Roma. L’anno successivo l’azienda partecipa alla LIII Esposizione Internazionale d’Arte, La Biennale di Venezia “Fare Mondi” al Padiglione Venezia. Il 2010 è un anno ricco di avvenimenti importanti per l’azienda, che presenta delle collezioni all’avanguardia in occasione del Salone del Mobile di Milano. Spiccano durante la settimana nomi dei calibro dei fratelli Campana, che disegna una serie di vasi e lampade prendendo spunto dalla cultura brasiliana; Studio Job, stimata coppia di designer olandesi, che disegnano per Venini un lampadario ispirato ad un dipinto di Van Eyck – “I coniugi Arnolfini” – chiamato appunto “Arnolfini” ed esposto al Museo Bagatti Valsecchi; la collaborazione con l’azienda inglese Established&Son’s, che porta alla Venini nomi come i fratelli Bourroulec, Sebastian Wrong, Michael Eden e Konstantin Grcic. L’azienda riprende anche la collaborazione con Versace, rieditando alcuni pezzi della prima e fortunata serie ed aggiungendone altri dai colori moderni e sgargianti. Nello stesso anno, l’azienda collabora con Scrinium, società addetta alla riedizione di opere storiche conservate presso gli Archivi Segreti Vaticani. È quindi la volta della “Causa Anglica”, documento che Enrico VIII inviò al Papa per divorziare da Caterina d’Aragona e prendere in moglie Anna Bolena. Venini realizza per quest’occasione un espositore con degli inserti in vetro corallo a richiamare i sigilli dei nobili dell’epoca.

2011. Nel 2011 Venini celebra il suo 90° Anniversario con un progetto espositivo itinerante che farà tappa nelle principali città del mondo e che vedrà protagonisti alcuni tra i più celebri designer, artisti e architetti del momento. La prima tappa di questo percorso non poteva che iniziare dal Museo del Vetro di Murano.