La fucina di famiglia, in cui lavorarono Antonio Seguso e i figli Archimede ed Ernesto, insieme ad altro soci, diventa azienda nei primi anni ’30 in un periodo di forte innovazione e grande progettualità manifatturiera.
L’avventura imprenditoriale e creativa dei Seguso inizia proprio in questo clima di fervore nel ‘33 con l’Artistica Soffieria e Vetreria Barovier Seguso Ferro fondata da Antonio Seguso, con i figli Archimede ed Ernesto, da Napoleone Barovier e Luigi “Olimpio” Ferro. Flavio Poli entra in azienda come disegnatore nel ’34.
Il 1937 è un’altra data importante per l’azienda muranese, perché segna la decisione di decuplicare il capitale, l’entrata come socio di Poli (se ne va Luigi “Olimpio” Ferro) e la nuova denominazione della vetreria, divenuta “Seguso Vetri d’Arte”. Risale al medesimo periodo anche il rapporto con Veronese, mercante parigino che facilita l’affermazione internazionale della vetreria, mentre prende corpo – accanto alla produzione artistica – l’attività legata a progetti architettonici sia per l’illuminazione che per l’arredo: il Grande Hotel Savoy a Cortina nel ’36, il Cinema Astra e il Cinema Smeraldo a Milano nel ’40-’41, l’Hotel Bauer Grünwald a Venezia, il Gerorge V a Parigi, per citarne alcuni. Seguono – anche dopo la fusione nel ’36 con la Zecchin-Martinuzzi – fasi di grande creatività e sperimentazione, fino alle tensioni pre-belliche e alle gravi crisi, in pieno conflitto mondiale e nell’immediato dopoguerra. Si avviano nuove partnership anche per sviluppare un’attività di tipo industriale, ma la Seguso Vetri d’Arte nonostante le difficoltà di esportazione, gli embarghi ecc. continua la sua produzione d’arte grazie alla personalità di Poli, di Angelo Seguso divenuto primo maestro vetraio e a maestri vetrai eccellenti come Francesco Martinuzzi, Plinio Pustetto, Giusto Nichetto e altri.
La Seguso viene riconosciuta a livello internazionale ed entra nel panorama dell’arte contemporanea. Nel ’48 la vetreria esporta le sue creazioni in tutti i continenti; dall’anno successivo i più grandi Musei internazionali cominciano ad acquistare i vetri artistici usciti dalla sua fornace e disegnati da Flavio Poli: dal Victoria & Albert di Londra al “Landesgewerbemuseum” di Stoccarda, dal Neue Sammlung Museum di Monaco, al Royal Ontario Museum di Toronto, fino al MoMA di New York.
Ci sono in realtà, negli anni Cinquanta, cambi societari (viene liquidata formalmente la società esistente e costituita una nuova società prima “Seguso srl” poi “Seguso Vetri d’Arte di Ernesto Seguso, Flavio Poli & C.”) ma i soci rimasti – Ernesto, Isidoro, Angelo e Bruno Seguso, Flavio Poli, Napoleone Barovier, Plinio Pustetto e Giusto Nichetto – continuano ad esporre nei maggiori appuntamenti internazionali come “Seguso Vetri d’Arte”. Fino agli ultimi passaggi proprietari e di direzione.
Nel ’63 Poli si stacca e direttore artistico della vetreria diventa Mario Pinzoni, suo allievo fin dal ’53. Negli anni seguenti anche Antonio Seguso si ritira ed Ernesto lascia la società. Saranno Angelo e Bruno, ora a capo della vetreria, a portare avanti la tradizione di famiglia. Nel ’71 lascia anche Pinzoni e nel ’72 la famiglia si divide e l’azienda con lo storico marchio viene venduta.
Il Seguso hanno però continuato a mantenere vivo il loro ruolo imprenditoriale nel campo del vetro artistico muranese e dal 2008 Seguso Vetri d’Arte è rientrata nelle mani della famiglia con direttore artistico Pierpaolo Seguso, riprendendo il cammino là dove era stato interrotto, con uno sguardo alla tradizione e uno alla sperimentazione contemporanea: una delle realtà produttive artigianali che rendono l’arte del vetro di Murano tra le principali tradizioni artistiche di Venezia e dell’Italia, nel mondo.